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CORSO DI TEORIA E SOLFEGGIO

Il solfeggio (da "solfa" composto dalle note musicali Sol e Fa ) è una pratica che consiste nel leggere, ad alta voce e a tempo, uno spartito: nel solfeggio parlato le note sono lette ritmicamente con il proprio nome, ma non intonate mentre nel solfeggio cantato le note sono anche intonate.

Esistono due diversi metodi di lettura intonata: in Italia si usa di solito leggere cantando con il nome della altezza assoluta dei suoni, mentre nella lettura con il do mobile i suoni vengono denominati in base alla loro posizione nella scala diatonica.

Nel primo caso l'apprendimento della lettura intonata è complicato dal fatto che le note della scala cambiano nome in base alla tonalità utilizzata (ne esistono, a meno di coincidenze enarmoniche dovute al temperamento equabile, 12 maggiori e 12 minori); la lettura con il do mobile comporta invece una analisi della melodia e rende più semplice il riconoscimento degli intervalli, dato che lo stesso intervallo (ad esempio tonica - dominante) viene denominato allo stesso modo in tutte le tonalità. Il metodo del do mobile, ampiamente utilizzato nella pedagogia di Kodály, risale alla solmisazione di Guido d'Arezzo ed è stato reintrodotto in Italia da Roberto Goitre.

La pratica del solfeggio è utile per i musicisti neofiti, ed aiuta a prendere dimestichezza con lo spartito, le note, e più in generale con le suddivisioni temporali, con particolare attenzione a situazioni inusuali (sincopi, ritmi irregolari). Il tempo viene normalmente rappresentato mediante movimenti delle mani, che variano a seconda del metro e che si ripetono ogni battuta: